MariaLuisa Tadei

Cosmic 2004

In un’epoca caratterizzata dall’estrema frammentazione del discorso artistico, quando sembra che una visione articolata del mondo e dell’uomo in esso non sia più possibile, MariaLuisa Tadei cerca di convincerci del contrario. È vero che a causa dei materiali impiegati i suoi lavori risultano all’apparenza piuttosto eterogenei e comportano una grande varietà di soluzioni formali e di assetti spaziali, ma è anche vero che l’autrice con la sua grande sensibilità riesce a instaurare tra di essi un legame invisibile e dare vita a raffinate costellazioni di mondi immaginari, che si aprono al nostro sguardo al di là della realtà visibile. Partendo dalle esperienze più moderne e servendosi di un linguaggio formale estremamente aggiornato, l’artista cerca di prospettarci i problemi che assillano gli esseri umani sospesi tra empiria e trascendenza, tra la realtà sensibile e la realtà spirituale. Le sue sculture e i suoi oggetti trovano la loro origine proprio in queste posizioni contrastanti e ci forniscono una suggestiva traccia dei loro eventuali riavvicinamenti e potenziali intrecci.

In un’intervista concessa non molto tempo fa, MariaLuisa Tadei ha espresso la convinzione che sia lo spirito a informare la materia e non il contrario. Nelle proprie opere si concentra perciò sulle idee, sui principi e sui contrasti generati da ogni singola collocazione spaziale. Più che sulle masse e sui volumi, la scultrice si sofferma sugli effetti di luce e di trasparenza, sulle doti di resistenza e di fragilità, sulla carica poetica insita nei materiali usati, sui legami esistenti tra la realtà percepibile e quella soltanto intuibile. I trapassi dall’una all’altra costituiscono l’impulso primario della sua creatività, e sembra quasi che l’artista consideri naturale e perfettamente comprensibile la soppressione della linea invisibile che separa lo stato di veglia dal sonno. Il mondo dei sogni, nel quale tutto è imprevedibile e tutto è possibile, rappresenta il motivo tematico più frequente delle sue strutture spaziali nelle quali l’esperienza individuale si fonde con l’esperienza collettiva, ciò che ci sembra più intimo e personale acquista i caratteri dell’universalità, e l’esistenza concreta dell’uomo e delle cose – simboleggiata dalla consistenza materiale degli oggetti spazieggiati – sembra immersa in un dialogo senza fine con l’onnipresente essenza cosmica. Ogni figura, ogni costruzione spaziale elaborata dalla fantasia dell’artista rappresenta un segno della sua presenza, di un suo stato d’animo e, nello stesso tempo, anche la volontà di trasformare l’esperienza sensibile in una conquista dello spirito. MariaLuisa Tadei vede nella propria opera una continua ricerca dei trapassi dal dualismo all’unità, dell’armonia tra il microcosmo e il macrocosmo. In questo processo si serve di un linguaggio fatto di simboli, spesso quasi incomprensibili, che rappresentano il segno di un’operazione iniziatica in grado di attirare lo sguardo dello spettatore, il quale ha la sensazione di trovarsi su un limitare oltre il quale non può spingersi: al contrario, egli deve scrutare dentro di sé per capire ciò che vede. La presenza fisica degli oggetti disposti in un certo ordine in quanto elementi costitutivi di paesaggi immaginari che si protendono in diverse le direzioni, riflette l’esperienza quotidiana dell’ambiente in cui viviamo non nel senso di una semplice imitazione, ma piuttosto di un suo graduale cambiamento entro limiti di tempo che sfuggono al nostro controllo. Quando ci chiediamo perché l’allestimento effettuato dalla scultrice in galleria offra al nostro sguardo una soltanto delle combinazioni possibili tra gli elementi che concorrono a formarlo, ci sforziamo invano di trovare una risposta soddisfacente, ma proviamo in compenso una serie di reazioni emotive davanti a ciò che vediamo. MariaLuisa Tadei concentra il proprio sforzo creativo nell’evidenziare quelle associazioni ideali che il contatto con le sue opere suscita nello spettatore, al quale lascia poi la facoltà di decidere in che misura possa lasciarsi coinvolgere emotivamente per capire meglio le sue intenzioni.

Uno degli elementi più consueti del suo repertorio scultoreo è rappresentato indubbiamente dal cerchio, dalla forma circolare chiaramente identificabile con un dettaglio dell’occhio, ingrandito e riprodotto in infinite combinazioni cromatiche. A prescindere da come viene presentato – si va dal mosaico fino alle tecniche più sofisticate consentite dalle moderne tecnologie -, il cerchio assume la valenza di un simbolo dai molti significati: perché costituisce un legame con il mondo esterno, perché svolge un ruolo decisivo nell’opera di riconoscimento del mondo e perché rappresenta una specie di “occhio dell’anima”, di oculus dei, un esempio di quella spiritualità che è complementare alla realtà e dalla quale tutto trae origine e significato. Tra queste due posizioni estreme MariaLuisa Tadei si muove con inconsueta leggerezza, in pieno accordo con la convinzione che non si possa scindere la realtà visibile da quella invisibile. Lo sguardo dell’occhio – organo della vista – non si spinge oltre la percezione consentita dai sensi, mentre lo sguardo interiore si allarga all’infinito, fino a sfiorare l’inspiegabile e l’indicibile. Nell’arte che guarda al futuro c’è posto per tutti e due.

(traduzione di Joško Vetrih)