Una leggiadra ossessione perseguita

Tratto dal catalogo 2007, “La Galleria” – at the Italian Cultural Institute – 686 Park Avenue, NYC – R.S.V.P. 212 879

Una leggiadra ossessione perseguita, animandolo in direzioni imprevedibili, il lavoro di Marialuisa Tadei. C’è qualcosa, come una dolce manìa, che spinge l’autrice, ormai abilissima nello sposare materiali e linee, leggerezze e metalli, immagini lavorate e materie elementari. La vedo come una femminile guerriera, che espande la sua capacità visionaria dall’elemento più intimo (qui, addirittura, la sua propria rètina) fino alle linee dell’aria, la cui presenza è data sia dal suo segno piumato sia dalla nettezza dei profili in plexiglas o in metallo.

Come se il mondo fosse sempre all’inizio e la sua arte ne fosse una precisa e però per nulla accigliata sentinella. Non vi è traccia, a differenza di quel che si vede in tanti artisti contemporanei 8e in tanti artisti contemporanei annoia) di risentimento o di acre delusione nei confronti del formarsi del mondo. C’è una grazia che letteralmente emerge da una gratuità di sguardo e di sorpresa dell’esserci. Mai leziosa, anzi a volte quasi “fredda” nella sua proposta, l’arte di Marialuisa Tadei non cerca facili vie seduttive (e pur ne avrebbe le chance, le capacità) ma preferisce trarci in uno spazio da lei ricreato, che, si badi, non è uno spazio concettuale, ma puramente, verrebbe da dire quasi monasticamente formale.

Un'arte raffaellesca. Lavorando sugli spazi minimi della percezione, sulla sorpresa come elemento normale e quasi rituale di uno sguardo educato a cogliere il mondo come evento, le istallazioni o le grandi lastre ci tolgono dallo spazio orami consumato del nostro previsto, del presupposto o del pregiudicato per lasciarci marchiati della loro libertà. Restituendoci al dovere e al piacere di guardare le cose solite assecondando il loro movimento, il loro segno sempre ulteriore piuttosto che i confini che abbiamo già assegnato.