L’arte della leggerezza
Laura Bossi

Sostiene Omar Calabrese che nell’opera di Maria Luisa Tadei “la leggerezza ci invade come idea e programma estetico”. Non è comunque una leggerezza di tipo fatuo, un’insostenibile leggerezza ottenuta, per così dire casualmente, ma da una raffinata ricerca realizzata attraverso la scelta dei materiali e delle forme nate dall’incrocio di linee. Due sono certamente i richiami: da una parte Maria Luisa Tadei si rivolge alla tradizione italiana dell’ “arte povera”, interpretata in modo sottile dall’uso di fil di ferro, rete, piume, plastica leggera. Dall’altra, le opere dell’artista rendono omaggio, nelle forme e nei concetti, ad altre persone; un andamento a onda a Hokusai, l’igloo a Merz, le nuvole di Magritte. Un metodo di “trasmigrazione di motivi: colta, raffinata, strutturante, testimone di lavoro e curiosità da parte dell’artista.” Attorno aleggia il vuoto che non solo circonda, ma penetra all’interno dei pezzi, nitidi, netti, senza colori. O un vuoto in cui gli oggetti, come dicevamo prima, ondeggiano leggeri. Maria Luisa Tadei ha conseguito il Diploma presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna, la Laurea presso il DAMS di Bologna (indirizzo arte) e ha studiato a Dusseldorf con Jannis Kounellis.

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