Intervista a MariaLuisa Tadei
Camilla Vinassa de Regny

Nata a Rimini nel 1964. Vive e lavora a Londra. MariaLuisa Tadei ha compiuto i tuoi studi in Italia, all’Accademia delle Belle Arti e al D.A.M.S. di Bologna. Ha conseguito un master in Sacra Arte, Architettura e Liturgia all’Università Europea di Roma – Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e uno presso la Domus Academy di Milano. All’estero, è stata allieva di di Jannis Kounellis alla Kunstakademie di Düsseldorf (Germania) e ha conseguito un Postgraduate diploma al Goldsmiths College di Londra (Regno Unito). MariaLuisa Tadei è associato della Royal British Society of Sculptors (rbs.org.uk) e collabora con la Cass Sculpture foundation nel West Sussex (sculpture.org.uk).

Sei nata a Rimini, riviera romagnola, ma per ragioni di studio e di lavoro hai spesso vissuto all’estero. Cosa emerge della tua terra d’origine nelle opere che realizzi?
Lo spazio infinito del mare, le forme dolci delle colline e il colore azzurro, verde, blu e grigio dell’acqua.

Tra le tue esperienze di studio e ricerca ce n’è una in particolare, in Germania, sotto la guida di Jannis Kounellis. Come è stata questa esperienza? Quali ricordi conservi?
Sono stata a Düsseldorf neanche un anno, e quello che ricordo è una sorta di rigore e poesia.

ArsLife è un portale che si occupa di mercato dell’arte e di collezionismo. A tutti gli artisti intervistati ho sempre fatto una domanda relativa al mercato dell’arte e al panorama artistico italiano/internazionale. Per tua stessa ammissione ti sei detta impreparata a rispondere, perché lontana da queste dinamiche e interessi. La tua ricerca artistica è infatti l’aspetto che ti interessa di più sviluppare. Posso chiederti il motivo di questo distacco? Perché questa estraneità? Come ti descriveresti rispetto ai tuoi colleghi?
Quando incontro qualche collega non parliamo quasi mai del mercato dell’arte ma piuttosto della vita in generale, di viaggi, nuove esperienze ed incontri.

All’inizio della tua carriera artistica, il fatto di essere donna pensi ti abbia penalizzata rispetto ai tuoi colleghi uomini? Ti sei mai sentita discriminata?
Non particolarmente, gli addetti ai lavori mi hanno sempre vista più come artista che come donna.

In passato hai partecipato a manifestazioni internazionali come la Biennale delle Arti di Venezia. Da artista e da donna saresti favorevole ad applicare ‘quote rosa’ nell’ambito di eventi di arte contemporanea? Come ad esempio a Documenta 12, dove oltre la metà delle opere esposte era prodotta da artisti di sesso femminile, quasi tutte ancora in attività.
Forse questa divisione tra i due sessi potrebbe interessare di più ai critici d’arte e ai curatori che agli artisti stessi. A me personalmente non interessa molto; io guardo più l’opera d’arte in se stessa e non se l’abbia ideata e prodotta un uomo o una donna.

Negli ultimi anni sembra ci sia una riscoperta della Scultura. Artisti che poco o nulla avevano a che fare con questo ambito, come Francesco Vezzoli e Vanessa Beecroft, di recente si sono convertiti ai light box sagomati e al marmo. Certo la Scultura è una disciplina molto coinvolgente per lo spettatore, si mette in rapporto diretto con il suo spazio. Ma come spiegare questa riscoperta? Tu cosa ne pensi? E che futuro vedi per la Scultura oggi in Italia?
Forse dopo anni di tanti video e fotografia ora si ha più voglia di confrontarsi con tecniche più “antiche”. La scultura e le installazioni sono molto catturanti, perché entrano nello spazio del fruitore, interagiscono direttamente con lui. Mi ricordo che durante la Biennale del 2009 a Venezia avevo esposto un’installazione dal titolo “Segui la strada bianca che hai nel cuore”. Era un percorso dentro ad una struttura parallelepipeda di 10 mt.: nella prima parte il pubblico camminava su dei sassi di vetro in una stanza buia illuminata in alcuni punti nel pavimento solo da una gamma di luci led e poi accedeva alla seconda stanza, che era come una visione del Paradiso composta di luce, piume, purezza e leggerezza. Il tutto era accompagnato da una musica celestiale. Davanti alla porta c’era sempre una lunga fila di persone che voleva entrare in questa installazione.

Nel 2009 in parallelo alla tua partecipazione alla LIII Biennale delle Arti di Venezia, la chiesa di San Samuele ospitava la mostra: “Into the light – Passaggio alla Luce“. Una visione retrospettiva su tutta la tua produzione artistica. Come è stato allestire e confrontarsi con un edificio antico, ricco di storia e spiritualità?
L’installazione di cui ti ho parlato poc’anzi era una delle opere dentro la chiesa di San Samuele e la mostra era a cura di Giorgio Cortenova. È stata un’esperienza importante anche se non era la prima volta che facevo mostre in chiese o in spazi già connotati. Già nel 2000-2001 avevo fatto una mostra a Ravenna, in S. Maria delle Croci, curata da Claudio Spadoni, oppure nel 2000 al Periplo della scultura italiana contemporanea 2, dentro la chiesa della Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci entrambe chiese rupestri del IX sec.nel cuore dei Sassi di Matera, curata da Fabrizio d’Amico, Giuseppe Appella e Piergiovanni Castagnoli.

Quanto conta l’allestimento nell’esposizione di una tua opera?
L’allestimento è molto importante, perché molte installazioni e sculture per forza di cose dialogano con lo spazio in cui vengono inserite.

Come nascono i progetti installativi “Donna del futuro” (2009) e “Octopus” (2012)?
Donna del Futuro (h. 460 x 110 x 190 cm) è il frutto della vincita di un concorso internazionale negli Stati Uniti, mentre Octopus (h130x 560 x 550 cm) nasce dalla mia passione per ciò che c’è sotto il mare. Ora la scultura è stata collocata in uno spazio pubblico a Thomas More Square, vicino alla famosa Tower of London, a Londra appunto.

Come sviluppi il lavoro per un’opera che avrà una collocazione in uno spazio pubblico?
Prima di progettarlo vado sempre a vedere il luogo per sentirne l’energia ed esserne anche un po’ ispirata. Voglio carpirne i colori, il tipo di luce, l’atmosfera.

Già nel 2003 avevi installato, per le strade del centro di Ravenna, un percorso con i lavori della serie “Divini Vultus”. Sospesi nell’aria, appesi dove normalmente la gente vede le luci delle feste. E in seguito ne avevi esposto uno anche in Germania. Che differenze c’erano? Si trattava degli stessi pezzi? Come cambiava il percorso? E come ha reagito il pubblico nelle diverse occasioni?
Sono opere diverse, ma appartenenti alla stesso ciclo di lavori: l’ installazione e’ diversa: in Germania l’opera “Divini Vultus “era in un parco, a Ravenna in una strada del centro. A Ravenna era come una sorta di percorso tra galassie cadute sulla terra, infatti la mostra si intitolava “Camminando tra Galassie”, mentre in Germania i miei dischi erano come dei soli sospesi tra le fronde degli alberi. L’installazione è piaciuta moltissimo in entrambi i Paesi, sono usciti anche diversi articoli di giornale.

Sia “Octopus” che “Donna del futuro” sono sculture in mosaico di vetro, in entrambe c’è un’esplosione di colori alla Gaudì. Che mi ha fatto pensare che anche per te l’arte sia una ricerca del Divino. Quando e dove nasce la tua ricerca spirituale?
La vita per me é un percorso per avvicinarsi il più possibile a Dio, che è solo Amore, quindi bisogna stare attenti a non sprecare il tempo che Lui ci ha dato correndo dietro a cose inutili, non benedette da Lui. Penso che un giorno dovremo renderGli conto di tutto. Sono certa che in questa vita non costruiamo nulla di buono se non andiamo verso di Lui. A me piace molto la natura, i posti incontaminati, il silenzio e i suoni della natura, come il canto degli uccellini o il gorgoglio dell’acqua di un ruscello nel bosco. Nella bellezza della natura e del creato sento molto l’Onnipotenza di Dio unico vero ed eccelso Artista dell’Universo. Con la mia arte cerco di rivelare l’invisibile, la dimensione del mistero, di far diventare visibile l’invisibile, cioè la dimensione spirituale. La bellezza della natura, mi sorprende ancora e mi fa pensare all’ infinito.

Nell’intervista rilasciata a Valerio Dehò dicevi che i maestri a cui ti senti più vicina sono gli artisti nelle cui opere l’elemento simbolico e spirituale è presente. E ad Andrea Bellini (“Spirit and Matter: MariaLuisa Tadei”, Sculpture Magazine, ottobre 2003 Vol. 22 No. 8 ) rispondevi che "... mi interessa anche il lavoro che esprime una dimensione spirituale. Credo che questa sia appunto, ciò che dà la forma alle cose e non l’opposto...". Da dove nasce questa tua ricerca di spiritualità? E come riesce a convivere con un ambiente artistico sempre più votato all’apparire e alla spettacolarizzazione dell’opera?
Credo che, purtroppo, gran parte dell’arte contemporanea si sia autocastrata, evitando di parlare della bellezza, del mistero e del messaggio spirituale e scadendo così in una dimensione prettamente superficiale, banale, deprimente e scontata. Non c’è più poesia, sorpresa, bellezza e dimensione del sublime. Alcuni artisti invece di portare con la loro espressione artistica un pezzo di Cielo o di Paradiso (ce ne sarebbe tanto bisogno) sembra che godano nel portare in modo banale un pezzo d’Inferno sulla terra (di cui di certo non ne abbiamo affatto bisogno). Tutti i giorni siamo già bombardati dai media che riempiono la nostra testa di brutte notizie. Trovo quest’attitudine molto deprimente e non innovativa nel mondo dell’arte.

L’opera “Aculeo” ha un aspetto molto singolare rispetto agli altri tuoi lavori. Come nasce? Dove è stato esposto. Dove si trova al momento?
Aculeo, é un opera in acciaio inox ricoperto di mosaico di vetro ( cm. 120 x 130 x 220 cm.) e nasce sempre da questa mia ricerca di esplorare, dalla mia curiosità verso le forme più insolite della natura; in questo caso gli esseri viventi nelle profondità del mare (oltretutto io sono una sub). Aculeo è stato esposto per sei mesi in una mostra curata da Anna Caterina Bellati che si intitolava “Un’ idea di mare”, in collaborazione con l’istituto di ricerca scientifica marina Ismar, in parallelo alla Biennale d’arte a Venezia del 2011, presso la Caserma Cornoldi davanti a Canal Grande a Venezia.

I tuoi lavori più recenti: “Spirali”, “Tango” e “Maschera rossa” sembrano ispirati alla natura, forme organiche che ricordano: meduse, embrioni, alghe mosse dalle correnti marine e forme fluide in movimento. Come hai realizzato questi lavori? Con quali tecniche?
Tecniche miste (acrilici, pailettes olio, e altri materiali) su tela o su tessuto.

Il tuo sito internet è assai ricco di informazioni e articolato, pensi che ormai avere un portfolio in rete sia una vetrina imprescindibile? Che vantaggi ti offre?
Il solo vantaggio è che chiunque può accedere per vedere velocemente il mio lavoro.

Dove ti vedremo prossimamente? Quali progetti hai per il futuro?
Un po’ di relax e poi inizierò a preparare una mostra alla Hay Hill gallery di Londra, e poi a fine estate un’altra mostra alla Galleria Il ritrovo di Rob Shazara a Sant’Agata De’ Goti (BN). Infine esporrò per le Olimpiadi di Londra un disco di mosaico bifacciale di 220 cm. intitolato Night and Day al Cardinal Place in Victoria Street, Londra.

Libere considerazioni.
Pensiamo di più alle cose di lassù, a quelle del Cielo, e meno a quelle di quaggiù, cioè a quelle della terra, cosi come ci indica il Vangelo. Anche l’arte contemporanea oltre che la vita ne trarrebbe beneficio.

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