Le sculture sospese di MariaLuisa Tadei

Come ogni estate, ormai da tanti anni, la grande scultura internazionale torna puntualmente a dialogare con gli incredibili spazi delle chiese rupestri della Madonna delle Virtù e di San Nicola dei Greci a Matera.

Quest’anno è la volta di due grandi esposizioni: Periplo della scultura italiana contemporanea (seguito del Periplo di dodici anni fa), che ospita per la prima volta una giovane artista riminese MariaLuisa Tadei, e Vanni Scheiwiller e la scultura, allestita negli spazi della rinnovata sede del Circolo La Scaletta.

Gli stessi critici di dodici anni fa, Giuseppe Appella, Pier Giovanni Castagnoli e Fabrizio D’Amico, curano la rassegna di quest’anno con la presenza di artisti come Roberto Almagno, Giovanna Bolognini, Giacinto Cerone, Giuliano Giuliani, Eduard Habicher, Claudio Calmieri, Ernesto Porcari, con presentazione di Omar Calabrese Alberto Timossi, Savero Todaro, Adrian Tranquilli, Luisa Valentini, nati fra il 1950 e il 1970. è una mostra che torna a guardare alla scultura italiana di una generazione, senza la pretesa di offrire una registrazione esaustiva sulla situazione della nostra ricerca plastica, ma con la convinzione che un’indagine come quella che qui si propone, guidata solo dal metro dell’autenticità delle singole esperienze, possa dar conto nel modo più significativo dell’evolversi di un lavoro che, pur con consapevole problematicità, si continua a definire “scultoreo”.

“Nei miei lavori c’è molto questa atmosfera di evanescenza, anche se sono pesantissimi materialmente – spiega MariaLuisa Tadei, nel catalogo di Periplo Edizioni Cometa – le forme sono molto aeree, come sospese nell’aria. Io non sono legata a dei materiali in particolare. Li uso a seconda dell’idea che devo esprimere. Nel mio lavoro c’è anche molta quotidianità, ma soprattutto i suoi aspetti straordinari, quasi un mettere in luce i lati eccezionali della vita quotidiana”.

Omar Calabrese intitola la sua critica sull’artista con ‘Il mondo leggero di MariaLuisa Tadei’ e scrive: “C’è il richiamo evidente ad una precisa tradizione all’arte italiana di questo dopo guerra nelle opere della Tadei e si tratta dell’ “arte povera”. Nelle sue opere ci sono degli elementi del tutto originali che comunicano a consentirle di emergere, di essere riconoscibile nel mezzo della numerosa offerta esistente oggi fra le giovani promesse dell’arte italiana: lo studio del materiale, la variazione astratta dei motivi figurativi già appartenenti all’arte moderna, il tema della leggerezza. La Tadei – prosegue ancora Calabrese – usa un materiale principale, il filo di ferro e altri collaterali, che vanno dalle piume, alla rete, alla plastica leggera. La riduzione all’essenziale, la rinuncia al cromatismo se non in misura appena accennata, la ricerca di linee piuttosto che di piani e volumi sono tutti mezzi che portano a percepire le opere della Tadei come ‘sospese’, nello spazio, nell’aria, nel vuoto. E tutti i verbi con cui viene in mente di descriverle sono del tipo: galleggiare, sospendere, navigare, librarsi, volteggiare… E notevole, allora, il risultato ‘semi-simbolico’ di questo lavoro: – conclude Calabrese – una nuova astrattezza non difficile, concettosa ma fisicamente percepibile fin dal primo momento. La leggerezza ci invade, come idea e programma estetico.”

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